Sul numero di novembre della rivista “Giovani Genitori” è stato pubblicato l’articolo scritto da Marta Vitale con la mia collaborazione, sull’utilizzo della tecnologia da parte dei bimbi ma anche dei loro genitori. Disponibile sia in versione cartacea sia online sul sito della casa editrice, il testo fornisce alcuni consigli pratici e spunti su come gestire al meglio la vita digitale dei bimbi nell’epoca di Facebook, Whatsapp, Skype, cellulari, computer e tablet.
I temi trattati derivano, in parte, da esperienze dirette derivate dalla stretta collaborazione con la Procura dei Minori, ormai cartina al tornasole di gravi problemi degli adolescenti che ormai sono intrinsecamente legati alla tecnologia che li circonda.
Il viaggio nel mondo digitale dove l’autrice dell’articolo Marta Vitale ci guida tocca temi quali i sociale network come Facebook, dove ormai i genitori pubblicano notizie e fotografie dei loro bimbi, spesso con impostazioni sulla privacy errate che permettono anche agli estranei di seguire quasi in diretta la crescita dei propri figli. Genitori che pubblicano magari sui blog fotografie che ritraggono luoghi strategici (casa, asilo, casa dei nonni, parco giochi, etc…) spesso contenenti all’interno dati di localizzazione GPS che ovviamente sarebbe bene non condividere. A parte le questioni legate alla libertà dei bimbi di poter scegliere se la loro vita dovrà – quando saranno grandi – poter essere ripercorsa da amici o persino dal futuro datore di lavoro, vi sono diverse problematiche di sicurezza legate a fotografie o informazioni pubblicate alla leggera.
Viene poi approfondita la questione legata all’uso del cellulare e di Internet da parte dei giovani, che spesso abusano delle sue funzionalità senza pensare alle conseguenze, scambiandosi ad esempio fotografie o video personali, pubblicandoli su Instagram, Google+ o Facebook e perdendone quindi il controllo. E ancora, l’utilizzo delle chat, sia per comunicare con gli amici sia con gli sconosciuti, può rappresentare un pericolo che va spiegato ai giovani in modo che siano consapevoli dei rischi che si corrono.
