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Account Instagram, Facebook e Whatsapp hackerati: nuovo servizio per Le Iene

Continua la collaborazione con Le Iene come consulente tecnico: questa sera è andata in onda la puntata de Le Iene durante la quale Nicolò De Devitiis ha presentato alcuni casi di hackeraggio di account Instagram, Facebook e Whatsapp che hanno portato alla perdita dell’account da parte dei legittimi proprietari, che spesso lo utilizzavano anche per attività lavorativa, oltre che per diletto.

Il mio piccolo contributo al servizio come consulente informatico de Le Iene sugli account Instagram, Facebook e Whatsapp hackerati è stato quello d’illustrare tecnicamente come vengono attaccati i profili e come ci si può difendere. Il problema dell’hacking di account e conseguente hijack, cioè appropriazione da parte di terzi e dirottamento, è sempre più frequente e spesso colpisce negozianti, aziende, VIP che utilizzando il Facebook Business Manager gestiscono le proprie pagine o il proprio advertising e di colpo vengono tagliati fuori dal proprio account, spesso trovandone un altro al suo posto, con conseguente perdita anche delle pagine gestite tramite Facebook Business Manager o dei profili Instagram. Lo stesso avviene anche per gli account Whatsapp, che ultimamente subiscono furti e attacchi da parte di soggetti che inviano il codice a sei cifre di accesso a utenti ignari che poi lo comunicano perdendo così il proprio profilo, che rimane a volte fino a sette giorni in uso agli attaccanti.

Paolo Dal Checco a Le Iene su Hack di Profili Instagram e Facebook

In diversi casi, a seguito del furto e hacking dei profili Facebook e Instagram sono arrivate alle vittime richieste di riscatto in bitcoin per poter riavere accesso al proprio account. Nel servizio dove ho svolto attività di consulente informatico de Le Iene Nicolò De Devitiis ha provato a contattare uno dei ricattatori che, una volta rubato un profilo Instagram, chiedeva il riscatto di 300 dollari per restituire il maltolto.

In sostanza, esistono diverse maniere di hackerare un profilo Facebook o Instagram, in genere quella più semplice è tramite riutilizzo di password, ma anche il furto di cookies che spesso avviene tramite pagine di phishing o App che simulano l’accesso con identficazione tramite Facebook ma in realtà procedono con la sottrazione dei token di autenticazione.

Le Iene - Hackerati Profili Instagram, Facebook e Whatsapp

Una delle possibili contromisure è quella d’impostare un secondo fattore di autenticazione – detto anche 2FA – che permetta agli utenti di proteggersi anche nel caso in cui la loro password venisse resa nota agli attaccanti tramite phishing, brute force oppure riutilizzo di credenziali.

Ovviamente l’autenticazione a due fattori non è la panacea ma in diversi casi un semplice messaggio SMS sul cellulare, una App di autenticazione o una chiavetta Yubikey possono proteggere dal furto dell’account Instagram, Facebook ma anche Linkedin, Twitter o di posta elettronica.

L’amico Stefano Fratepietro ha poi spiegato come sia difficile recuperare un account Instagram o Facebook rubato e hackerato, perché ci sono così tante richieste di ripristino di account hackerati che Facebook e Instagram – essendo servizi gratuiti – non riescono a stare dietro a tutti. La soluzione quindi è cercare di evitare di farsi sottrarre i profili Instagram e Facebook proteggendoli ad esempio con autenticazione a due fattori, che però essendo facoltativa e non obbligatoria spesso non viene utilizzata.

Servizio TV con Le Iene su ClubHouse

È andato in onda il servizio de Le Iene dove ho dato un piccolo contributo nel descrivere le caratteristiche tecniche dell’App Clubhouse dal punto di vista della privacy e della sicurezza, in particolare concentrando l’attenzione sulle tecniche di Open Source Intelligence applicabili per ricavare informazioni dai dati forniti dagli utenti durante la registrazione e l’utilizzo della piattaforma e resi pubblici dall’App stessa.

Con Matteo Viviani abbiamo fatto diverse prove, durante la sua registrazione al servizio Clubhouse, per verificare quali dati fossero richiesti e quali mostrati dall’App, analizzando anche il meccanismo degli inviti che è emerso non essere in realtà così vincolante come viene presentato. È possibile – lo si scopre al termine del servizio – registrarsi a Clubhouse anche prima di aver ricevuto inviti e ottenere un “pass” per l’ingresso senza consumare inviti di nessuno, quindi in modo facile, veloce e “gratuito”, considerato che c’è un mercato degli inviti Clubhouse in vendita a prezzi anche piuttosto rilevanti.

Paolo Dal Checco con Le Iene e Matteo Viviani su Clubhouse

Dalla breve analisi che ho potuto svolgere e della quale ho parlato nel servizio, sono emersi diversi aspetti d’interesse investigativo che possono integrare le informazioni che si ottengono durante le normali attività legate alla digital forensics e perizia informatica.

Durante il servizio sono state presentate alcune informazioni ricavabili tramite semplici analisi e ricerche OSINT su Clubhouse come i collegamenti tra invitato e soggetto che ha fornito l’invito o il numero di utenti clubhouse che hanno in rubrica un certo contatto.

OSINT su ClubHouse con Le Iene

Le tecniche OSINT applicabili su Clubhouse sono diverse e molte ancora in fase di definizione, certamente con alcune verifiche sui dati che transitano sulla rete – ad es. con applicativi come Fiddler, Burp, MITMProxy – è possibile verificare con quali protocolli e API l’App comunica con il server Clubhouse e quindi utilizzarli per raccogliere dati a fini investigativi più facilmente che tramite interfaccia grafica.

Contro il Revenge Porn con Le Iene

Nel servizio TV andato in onda giovedì 26 novembre 2020 nel quale ho svolto il ruolo di esperto informatico de Le Iene si è parlato di revenge porn e di come numerose donne cadano vittima di questo tipo di attacchi, peraltro non sempre motivati da vendetta da parte di ex mariti o compagni ma spesso semplicemente a seguito di attacchi a piattaforme cloud come iCloud, Google Drive o Dropbox e talvolta con attacchi di hacking su Instagram, Twitter o Facebook.

La collaborazione con Le Iene continua anche con questo servizio TV nel quale Il mio piccolo contributo è stato quello di spiegare come possono accadere questi episodi di hacking di iCloud, che in realtà con l’hacking icloud hanno spesso ben poco perché si tratta più frequentemente di attacchi di phishing o social engineering, mirati a ottenere le credenziali di iCloud tramite le quali accedere e scaricare il contenuto dei backup delle foto, filmati, note, audio e video delle vittime.

Paolo Dal Checco con le Iene su Hacking e Phishing iCloud

Ciò che è successo a Guendalina Tavassi – la protagonista del servizio de Le Iene nel quale ho svolto il ruolo di Consulente Informatico Forense – su iCloud a seguito di hacking o phishing è infatti piuttosto frequente e spesso avviene in contesti diversi: numerose sono infatti le richieste di supporto a seguito di hacking di profili Instagram o pagine Facebook.

In tali situazioni, spesso le vittime si chiedono come ottenere nuovamente il possesso del profilo Instagram rubato o delle pagine Facebook sottratte, cosa non banale soprattutto se sono assenti alcune delle misure di sicurezza base come la doppia autenticazione tramite 2FA, la conferma dell’utenza telefonica su cui inviare codici di sicurezza (che però può essere attaccata tramite sim swap e quindi non è totalmente affidabile) o il mancato legame ad esempio di account Instagram a profilo Facebook.

Il consiglio che si può dare per ridurre il rischio di perdere i propri dati o i propri account è quello di non cliccare sui link ricevuti via email, ma anche Whatsapp o SMS, non fornire il proprio telefono, username e password, diffidare da potenziali soggetti che promettono di recuperare account a fronte della comunicazione di altre credenziali, cosa chiaramente finalizzata a ottenere ulteriori punti di accesso nei profili della vittima.

Servizio TV con Le Iene sulla profilazione degli utenti

Oggi è andato in onda il servizio TV de Le Iene dove ho dato un mio piccolo contributo tecnico come perito informatico forense mostrando alcune caratteristiche della profilazione che le App fanno degli utenti tramite smartphone e PC. La navigazione, l’utilizzo dei dispositivi, la voce, le scelte che si fanno, sono tutti elementi che portano le aziende che stanno dietro ai grandi colossi del web e delle applicazioni a conoscerci meglio per poterci proporre servizi e beni sempre più mirati, il tutto chiaramente finalizzato a ottenere un ritorno d’investimento sempre maggiore dalla pubblicità o vendere un numero maggiore di beni e servizi.

Le Iene - Paolo Dal Checco - Profilazione Online

Nel servizio TV dove sono stato consulente informatico forense de Le Iene, con la iena Nicolò De Devitiis, possiamo ascoltare le interessanti osservazioni di esperti come Rudy Bandiera – divulgatore, creator e docente di online marketing – Veronica Gentili – esperta di Facebook marketing – e Joe Toscano – ex consulente di experience di design di Google – che raccontano dal loro punto di vista le varie sfaccettature della profilazione online.

Non è una novità che le applicazioni, così come i social network come Facebook, Linkedin, Twitter, Instagram ma anche qualunque sito web possano monitorare il comportamento degli utenti per tracciarne e profilarne i gusti. Importante però è esserne consapevoli, poter scegliere come e cosa lasciare che le aziende sappiano di noi ed eventualmente filtrare ogni tanto eventuali servizi troppo intrusivi.

Le Iene - Il prodotto sei tu - Come le App creano il tuo profilo

La profilazione, quindi, è un elemento ormai imprescindibile da qualunque servizio, i proprietari dei siti web conoscono chiaramente i nostri gusti di navigazione così come i social network. Il servizio de Le Iene, per Mediaset, mostra però come il tutto raggiunge livelli a volte maggiori di quello che tipicamente gli utenti immaginano quando installano un’App o utilizzano un servizio, sito web o social network come Instagram, Facebook, Linkedin o Twitter.

Diverse tracce che lasciamo dietro di noi durante il nostro uso quotidiano del web poi possono, tramite tecniche di ricerca online tramite OSINT, permettere anche a terzi di conoscere particolari che non ritenevamo di aver svelato, ma questa è un’altra storia e troveremo certamente il tempo di parlarne più avanti.

Con Le Iene sui Motori di Ricerca

Continua la collaborazione con la trasmissione TV Le Iene di Mediaset per un nuovo servizio sulla tecnologia, nel quale Nicolò De Devitiis mostra le differenze tra i vari motori di ricerca, in termini di profilazione, mostrando alcune alternative e soluzioni da adottare per chi vuole capire meglio quali siti stanno profilando a fini pubblicitari e a quali dati sono in grado di accedere.

Marco Montemagno, intervistato da Nicolò, illustra le basi commerciali che sottendono alla profilazione di Google, Bing e i vari motori di ricerca che fanno della pubblicità mirata il loro business, presentando anche il concetto di “filter bubble” che fa sì che ognuno abbia una visione “personalizzata” dei risultati di ricerca, legata all’IP da cui sta navigando, alla lingua, al browser, al dispositivo (smartphone, PC, tablet, etc…) e persino alla marca del proprio notebook o cellulare.

Il mio intervento invece verte sull’analisi dei dati che i motori di ricerca possiedono di chi li utilizza e di come questi dati vengono incrociati in modo da produrre un profilo utile per chi fa advertising al fine di profilare meglio le proprie pubblicità. Occupandomi da anni di Perizie su Google, Bing, SEO e motori di ricerca e ma anche di perizie forensi su siti web, indicizzazione, Google Ads (un tempo AdWords) e Google Adsense, ho avuto modo di approfondire i princìpi su cui si basano le tecnologie di tracciamento. Nel servizio TV per Le Iene ho accennato, quindi, a come i cookies sono uno degli strumenti principali (seppur non l’unico) con il quale i motori di ricerca, i siti e i social network come Facebook, Twitter o Linkedin riescono a riconoscere l’utente seguendolo nel suo percorso di navigazione per proporgli pubblicità sempre più attinenti e mirate.

Le Iene – Motori di Ricerca

Nel servizio TV de Le Iene Nicolò mostra alcuni motori di ricerca alternativi a Google e Bing, come Ecosia e Qwant, che promettono di non profilare l’utente e, nel caso di Ecosia, di destinare parte dei proventi ottenuti dal sito al ripopolamento degli alberi. Ovviamente la scelta spetta all’utente, i servizi offerti da motori di ricerca come Google e Bing sono spesso incomparabili a quelli dei concorrenti e la profilazione – se fatta correttamente – non fa altro che personalizzare maggiormente le pubblicità. Ci sono però soggetti che preferiscono sapere di non essere “seguiti” durante la navigazione o nelle loro attività su smartphone o PC, ai quali le alternative al tradizionale BigG possono essere più congeniali nonostante magari la qualità dei risultati sia inferiore.

Per concludere, ho mostrato come ognuno di noi può sapere ciò che i vari siti, servizi e motori di ricerca conoscono del nostro profilo, semplicemente sfruttando ciò che il GDPR ha imposto alle società: la portabilità dei dati. Funzioni come “Google Takeout” permettono di esportare da Google tutti i nostri dati e visionarli in dettaglio, allo stesso modo in cui la funzione di esportazione del profilo di Facebook, Twitter, Instagram, Linkedin e altri servizi ci permette di ottenere una copia dei nostri dati e, volendo, di eliminarli.