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Consulente Informatico Forense specializzato in Perizie Informatiche e Consulenze Tecniche di Parte e d'Ufficio per privati, avvocati, aziende, Tribunali e Procure.

I controlli preventivi e investigativi sulle frodi aziendali

Martedì 17 settembre 2019 si terrà a Milano il seminario Paradigma sui controlli preventivi e investigativi sulle frodi aziendali, durante il quale saranno analizzate e presentate la disciplina e la struttura dei controlli preventivi e investigativi che le aziende possono mettere in atto per contrastare frodi, reati economico-finanziari e violazioni dei segreti industriali.

Paradigma - Controlli Preventivi e Investigativi sulle Frodi Aziendali

Sarà presentato il ruolo dei controlli preventivi e investigativi nell’ambito di un modello evoluto per la prevenzione degli illeciti, approfondendone i profili organizzativi, i profili giuridici e i profili connessi alla tutela dei dati personali. Saranno inoltre analizzati i profili tecnologici, presentando i nuovi strumenti a supporto delle indagini interne.

L’evento si rivolge agli Internal Auditors, ai Responsabili dell’Area Legale e Compliance, ai Risk Manager, ai Componenti dell’Organismo di Vigilanza, ai Responsabili Antifrode, ai Componenti del Collegio Sindacale e, in generale, ai professionisti che intendono approfondire le tematiche di controllo e gestione del rischio di frodi aziendali come Avvocati e Giuristi d’impresa.

Il programma del seminario è il seguente:

I controlli preventivi e investigativi nell’implementazione di un modello evoluto per la prevenzione, identificazione e gestione delle frodi, Dott. Fabrizio Santaloia (EY)

  • L’interazione tra Modello 231, sistemi di risk assessment e prevenzione delle frodi
  • I modelli organizzativi a confronto nelle aziende e nelle istituzioni finanziarie
  • La gestione del piano rimediale in caso di commissione di un illecito 231
  • I controlli preventivi: filtri e deterrenti
  • Gli indicatori di anomalia e i red flag a sistema

La prevenzione dei reati informatici e la conduzione delle indagini Avv. Marco Tullio Giordano ( LT42)

  • L’evoluzione di reati informatici: il cybercrime
  • I reati informatici e il Modello 231
  • Il ruolo delle policy aziendali: dall’uso degli strumenti alla segnalazione degli incidenti
  • La gestione dei log: profondità e retention
  • Gli elementi chiave nelle indagini sui reati informatici

L’organizzazione di un’indagine interna: fasi operative, gestione delle informazioni e esecuzione dell’indagine, Dott. Enrico Cimpanelli (Grant Thornton Financial Advisory Services)

  • La gestione iniziale della crisi
  • Le fasi operative del processo
  • La raccolta delle informazioni interne ed esterne necessarie
  • L’esecuzione dell’indagine
  • L’attività di reporting
  • Il processo di Fraud Investigation in un caso concreto
  • La fase post frode
  • I principali profili giuridici nella conduzione delle indagini interne, Avv. Giuseppe Vaciago (R&P Legal)
  • Vantaggi e svantaggi di un’indagine difensiva
  • I controlli difensivi
  • La necessità di un mandato difensivo
  • La legittimazione dei soggetti deputati alle indagini
  • L’utilizzabilità delle prove digitali acquisite in violazione dell’art. 4 dello St. Lav.

Lo svolgimento di indagini interne alla luce dell’applicazione del GDPR: regole pratiche e processi rilevanti, Prof. Avv. Alessandro Del Ninno (LUISS Guido Carli di Roma, Studio Legale Tonucci & Partners)

  • Controlli difensivi e controlli/monitoraggi preventivi leciti: le differenze nell’ottica della disciplina privacy
  • Il monitoraggio a scopo di controllo dell’utilizzo degli strumenti di lavoro: regolamenti e disciplinare interno
  • La casistica del Garante privacy sui controlli
  • Gli illeciti che comportano violazione dei dati personali: GDPR, data breach e processi pratici di gestione delle segnalazioni
  • Lo svolgimento della Valutazione di Impatto (DPIA) nell’ambito delle procedure interne di controllo

Le nuove tecnologie forensi a supporto delle indagini interne, Dott. Luca Marzegalli (EY)

  • Forensic data analytics: collegare le informazioni nascoste nei sistemi aziendali
  • L’evoluzione dell’E-discovery 2.0: Technology assisted review (Machine Learning)
  • Cyber frauds: nuovi strumenti di identificazione

L’implementazione della procedura di whistleblowing quale strumento di policy antifrode, Dott. Gianluca Gilardi (LT42)

  • La regolamentazione delle segnalazioni in azienda
  • La direttiva europea sul Whistleblowing
  • Il processo di gestione delle segnalazioni
  • Le cautele privacy alla luce del GDPR
  • Il ruolo delle tecnologie IT a supporto

Frodi aziendali e posta elettronica: misure tecniche e analisi forensi, Dott. Paolo Dal Checco (Consulente Informatico Forense)

  • Abstract: Tipi di frodi e reati comunemente commessi tramite posta elettronica
  • Misure preventive per la sicurezza degli utenti e la protezione dei dati
  • Problematiche tecniche legate ai controlli delle caselle di posta
  • Analisi forense dei messaggi e delle caselle di posta elettronica
  • Perizia tecnica sui log di accesso alla posta, invio e ricezione messaggi

Telegram sempre più sicuro: nasconde il numero di telefono agli sconosciuti

Una brutta notizia per chi esegue attività di OSINT su protocollo Telegram: in risposta alla richiesta di aiuto lanciata su Twitter degli attivisti di Hong Kong, Telegram ha rafforzato ulteriormente il livello di privacy permettendo di nascondere il proprio numero di cellulare a tutti, non soltanto agli sconosciuti o a chi non ha tale numero in rubrica.

A maggio di quest’anno Telegram aveva già rafforzato la privacy delle impostazioni relative ai numeri di telefono dei propri utenti permettendo di scegliere chi potesse visionare il proprio numero con l’opzione “Chi può vedere il mio numero?”. Questa impostazione, descritta in modo poco chiaro nel blog di Telegram, seppur certamente utile aveva lasciato delusi molti esperti di sicurezza dato che permetteva (e permette ancora, essendo tutt’ora attivabile) semplicemente di mostrare il nostro numero anche a chi non ci ha inserito nella sua rubrica e magari condivide con noi un gruppo. Non permette, cioè, di nascondere il proprio numero a tutti: al contrario, aggiunge la possibilità di mostrarlo anche a chi senza quella impostazione non lo avrebbe potuto visionare, proprio a causa di recenti modifiche alla sicurezza di Telegram che avevano modificato il comportamento dei gruppi.

La funzione di ricerca a partire dal numero di telefono è sempre rimasta attiva e anzi, proprio questo – che gli attivisti di Hong Kong hanno definito “bug” – ha permesso per parecchio tempo a organizzazioni ed esperti OSINT di poter identificare utenze Telegram. Era infatti sufficiente inserire in rubrica parecchi numeri telefonici, anche a caso, per poter verificare chi tra quelli aveva un utenza Telegram e persino appurare se ci fossero gruppi in comune, cosa appunto piuttosto rischiosa per chi ha motivo di temere di essere identificato personalmente a seguito dell’appartenenza a un gruppo Telegram. Dal punto di vista investigativo, indagini OSINT e perizie informatiche, allo stesso modo era possibile – una volta identificata una rosa di sospetti – verificarne l’appartenenza a gruppi Telegram o risalire in ogni caso al nome utente, spesso con risultati di rilievo.

Con la modifica di settembre, anche questo limite viene rimosso ed è ora possibile nascondere il proprio telefono a chiunque, potendo quindi contare su un livello di privacy che si può definire elevato. Con disappunto di chi utilizzava tecniche OSINT su Telegram per trovare utenze a fini investigativi, infatti, compare ora una nuova voce “Chi può trovare il mio numero” che permette a chiunque di scegliere chi può verificare l’appartenenza a Telegram e i dettagli di un’utenza telefonica.

Telegram - Chi puo' trovarmi con il mio numero

In sostanza, con la funzione di Telegram “Chi può trovarmi con il mio numero”, si può decidere cosa far vedere a chi il nostro numero lo ha, ovviamente non necessariamente perché glie lo abbiamo dato noi. Non andiamo infatti a impattare sugli sconosciuti che possono essere all’interno di un gruppo Telegram insieme a noi e non sanno chi siamo né hanno la nostra utenza telefonica. Andiamo invece a modificare ciò che vedrà chi il nostro numero lo possiede all’interno della sua rubrica, in particolare se anche noi lo abbiamo inserito nella nostra.

Le due voci disponibili per l’opzione “Chi può trovarmi con il mio numero” sono infatti le seguenti:

  1. Tutti“, che Telegram spiega precisando che: “Gli utenti che hanno il tuo numero salvato in rubrica lo vedranno anche su Telegram“;
  2. I miei contatti“, che Telegram spiega precisando che “Gli utenti che aggiungono il tuo numero ai loro contatti lo vedranno su Telegram solo se sono tuoi contatti“.

Questa scelta condiziona anche ciò che gli utenti vedranno quando, nella propria rubrica, accederanno al contatto telefonico dove è memorizzato un numero di telefono con il quale è stato registrato un account Telegram. Se l’impostazione è su “Tutti”, che siano nella nostra rubrica o meno, vedranno che abbiamo un account Telegram e potranno accedervi. Se l’impostazione è su “I miei contatti”, vedranno il nostro account Telegram solamente se sono stati inseriti esplicitamente, da noi, nei nostri contatti.

Come nascondere il numero di telefono ai contatti Telegram

Selezionando “Tutti” alla voce “Chi può trovarmi con il mio numero” il comportamento rimane quello precedente di Telegram, cioè chiunque abbia a disposizione il nostro numero di telefono può scoprire il nostro account Telegram e sapere se ci sono gruppi in comune.

Da precisare che l’opzione “Condividi con”, presente nelle “Eccezioni” riguarda la scelta di “Chi può vedere il mio numero” e non “Chi può trovarmi con il mio numero”.

La scelta su chi può visionare il nostro profilo Telegram a partire dal numero di telefono, quindi, si fa in fin dei conti sia impostando correttamente le nuove opzioni fornite da Telegram, sia selezionando opportunamente chi inserire o meno nella propria rubrica dello Smartphone o di Telegram.

Il menù di Telegram che permette di operare la scelta sulla privacy e sicurezza del proprio numero cellulare o di telefono è raggiungibile tramite l’opzione “Impostazioni -> Privacy e Sicurezza -> Numero di Telefono” e soltanto chi ha aggiornato l’App per smartphone o Desktop la può utilizzare: se non la vedete, significa che non avete ancora aggiornato il software.

Telegram ha fatto questa scelta certamente “sofferta” (perché se tutti gli utenti la applicassero, l’utilizzo di Telegram come Instant Messenger da integrare alla propria rubrica diventerebbe più complesso almeno per la maggior parte degli utenti. Scelta “sofferta” ma debitamente pesata e limitata, perché come si vede, non è stata inserita l’opzione “Nessuno” nella scelta su “Chi può trovarmi con il mio numero”, cosa che invece è presente nella scelta su “Chi può vedere il mio numero”: in pratica, anche rafforzando al massimo le opzioni di sicurezza di Telegram, possiamo nasconderci da tutti ma non da chi ha il nostro numero in rubrica.

Le altre App di messaggistica non hanno ancora avuto tanto coraggio e per fortuna (per gli investigatori ed esperti di OSINT) o per sfortuna (per gli amanti della privacy) applicazioni come Whatsapp e Signal forniscono ancora la possibilità di ottenere informazioni dagli account a partire dai numeri di telefono.

Per chi ha Telegram configurato in inglese, le stesse voci si trovano nel menù “Settings -> Privacy and Security -> Phone Number” e le scelte del menù “Who can see my phone number” sono “Everybody”, “My Contacts” o “Nobody” mentre nella voce “Who can find me by my number” possiamo scegliere tra “Everybody” (“Users who have your number saved in their contacts will also see it on Telegram“) e “My Contacts” (“Users who add your number to their contacts will see it on Telegram only if they are your contacts.“).

Master DPO, Data Protection Officer, con il Politecnico di Milano

Venerdì 13 settembre 2019 si terrà a Milano la quarta lezione del modulo “Modulo IV: Privacy, comunicazioni elettroniche e internet” del Master Universitario di secondo livello per “Data Protection Officer (DPO)” organizzato dal Politecnico di Milano tramite il Consorzio Poliedra.

Master DPO - Milano

Come parte del corpo docenti del Master DPO, durante la lezione di venerdì parlerò degli attacchi a sistemi informatici e delle misure minime di sicurezza nelle pubbliche amministrazioni, con cenni sulle tecniche di valutazione d’impatto, l’integrità e sicurezza dei dati e le nuove infrastrutture critiche.

L’obiettivo del Master per Data Protection Officer è quello di fornire un quadro della disciplina in tema di protezione dei dati, a seguito dell’entrata in vigore del Regolamento Europeo (679/2016) in luogo del Codice Privacy (d.lgs. 196/2003). In questo scenario aziende, autorità ed enti pubblici dovrebbero essersi adeguati alla nuova normativa, assegnando all’interno della propria struttura o rivolgendosi a professionisti esterni, la funzione di “responsabile della protezione dei dati”, il quale, oltre ad un bagaglio di conoscenze normative di settore, dovrà assicurare conoscenze avanzate di security e di sistemi informativi.

Il Master DPO che si terrà a Milano, organizzato dal Politecnico e da Poliedra, mira a formare un profilo specialistico di Responsabile della protezione dei dati, il Data Protection Officer – DPO, figura di riferimento in materia di protezione dei dati personali per tutti gli Enti Pubblici e le Pubbliche Amministrazioni (centrali e locali), e, dove previsto, nel settore privato.

Per il master universitario di secondo livello sono previsti sei moduli specialistici, con un tirocinio/stage finale presso enti:

  1. La protezione dei dati personali nell’ordinamento italiano ed europeo;
  2. Modalità organizzative e prime indicazioni operative per l’adeguamento alle previsioni del regolamento UE e n. 2016/679 (GDPR) nel settore privato;
  3. Strumenti tecnici per l’adeguamento alle previsioni del regolamento ue n. 2016/679;
  4. Privacy, comunicazioni elettroniche e internet;
  5. Il trattamento dei dati personali in ambito pubblico e la conoscibilità delle informazioni pubbliche;
  6. Privacy e smart cities.

Il programma di dettaglio della lezione del Master DPO di Milano sarà il seguente:

  • Gli attacchi ai sistemi informatici e il crescente fabbisogno di misure minime di sicurezza delle pubbliche amministrazioni – Parte 1
  • Il DPO e la valutazione di impatto nelle PA: una nuova opportunità per riprogettare la diffusione dei dati digitali
  • Integrità e sicurezza delle reti digitali
  • Le nuove infrastrutture critiche
  • Gli attacchi ai sistemi informatici e il crescente fabbisogno di misure minime di sicurezza delle pubbliche amministrazioni – Parte 2
Corso OSINT e di acquisizione delle pagine e siti web

Corso su OSINT e acquisizione delle fonti di prova online

Venerdì 11 ottobre 2019 dalle 09:30 alle 17:30 si terrà a Brescia il corso di una giornata su OSINT e l’acquisizione delle fonti di prova online. Il corso, parte della serie Digital Forensics Café organizzata dallo Studio d’Ingegneria Forense di Brescia, è rivolto ad Avvocati (l’accreditamento è in corso), Consulenti Tecnici, Investigatori e Forze dell’Ordine.

Corso OSINT e di acquisizione delle pagine e siti web

Pensato per Professionisti del settore Informatico, Tecnico, Investigativo e Legale, il corso su OSINT e sulla cristallizzazione delle evidenze digitali provenienti dalla rete che si terrà in Lombardia, a Brescia, è destinato a chi è interessato ad approfondire le proprie conoscenze sulle procedure teoriche/pratiche di analisi e raccolta delle informazioni provenienti dalle fonti aperte (OSINT), acquisizione forense di siti web, pagine web, social network o cloud a fini legali con qualche cenno sull’acquisizione di prove digitali in ambito di criptomonete, in particolare i Bitocoin.

Lo scopo del corso che si terrà a Brescia è quello di fornire degli spunti per avvicinarsi al mondo dell’OSINT (Open Source Intelligence) adottando, una volta trovati gli elementi di prova, la corretta procedura di acquisizione forense e cristallizzazione delle prove online da siti e pagine web, email, profili Facebook, Twitter, Linkedin, chat come Telegram o Whatsapp o gruppi per uso in Tribunale fino ad arrivare ad accennare alcuni principi che permettono di operare anche in ambito d’indagini sulle criptomonete, tramite tecniche di bitcoin forensics.

Durante il corso di Brescia i partecipanti impareranno le principali tecniche di ricerca da fonti aperte tramite metodologie e strumenti di OSINT, ascolteranno alcuni cenni su cosa sono i Bitcoin, come si producono, trasferiscono, convertono e come si possono fare attività investigative informatiche nel complesso mondo delle cryptomonete, nello specifico dei Bitcoin. Delle nozioni apprese verranno mostrati test ed esempi di attività in tempo reale.

I destinatari del corso su OSINT a Brescia sono Consulenti Informatici Forensi, Ingegneri o Esperti in Ingegneria Forense, Investigatori Privati, Forze dell’Ordine, Avvocati, CTU, CTP, CT del PM, Periti, Responsabili dei Sistemi Informativi, Responsabili di Sistemi di Pagamento, Responsabili di Progetti Internet/Intranet, Responsabili E-Commerce, Sistemisti e operatori del settore ICT, Responsabili della Sicurezza Informatica, Responsabili EDP e CED, Responsabili di Rete, Amministratori di Rete, Responsabili di Siti Web, Studenti Universitari, Consulenti Tecnici, appassionati di Cyebr Crime, Informatici Forensi.

A tutti i partecipanti verrà rilasciata una pergamena con attestato di frequenza a firma del Docente e del Direttore Scientifico valevole per ogni uso di legge.

La durata del corso è dalle 9.30 alle 17:30 con coffee break gratuito e pausa pranzo libera a metà giornata. La sede del corso su OSINT e acquisizione delle prove da Internet è a Brescia, in Via Cefalonia, 70, presso lo Studio d’Ingegneria Informatica Forense. Il costo del corso è indicato alla pagina d’iscrizione, mentre è gratuito per le Forze dell’Ordine.

L’aula che ospiterà il corso a Brescia, in Lombardia, ha una capienza di 30 persone, oltre le quali non saranno accettate ulteriori iscrizioni.

Il programma di dettaglio del corso di Brescia su OSINT e cristallizzazione di pagine e siti web è il seguente:

  • Introduzione all’OSINT;
  • Le basi del web e dei motori di ricerca;
  • Metodologie e strumenti principali di analisi;
  • OSINT su siti web;
  • Ricerche su profili e social network;
  • Analisi di indirizzi di posta e numeri di telefono;
  • Le basi dell’informatica forense;
  • Principi di acquisizione delle evidenze digitali;
  • La raccolta di prove su web;
  • Strumenti e metodologie di acquisizione forense di pagine web;
  • Raccolta di contenuti dinamici o protetti da autenticazione;
  • Cristallizzazione e verifica della prova.

Per iscrizioni o ulteriori informazioni, è disponibile il link al corso presso Eventbrite.

Interpol pubblica le Linee Guida per il Laboratorio d’Informatica Forense

Di recente pubblicazione, il manuale “Global Guidelines for Digital Forensics Laboratoriesscaricabile gratuitamente dal sito dell’Interpol contiene 80 pagine di linee guida atte a definire le procedure per strutturare un Laboratorio di Digital Forensics oltre a gestire e trattare prove digitali.

Linee guida Interpol per i laboratori di digital forensics

Avevamo già presentato le linee guida SWGDE per l’informatica forense, in parte citate all’interno del presente documento, il cui scopo è quello di fare in modo che i paesi membri dell’Interpol siano in grado di produrre evidenze informatiche che abbiano validità giuridica in Tribunale ma anche in ambito di giustizia criminale internazionale.

Dopo una introduzione sulla definizione d’informatica forense, o digital forensics in termini anglofoni, la guida dell’Interpol fornisce indicazioni sui principi con cui devono essere gestite le prove informatiche e apre il campo alla gestione di un laboratorio di digital forensics.

Viene affrontata la questione della sicurezza fisica dei locali, dimensione, struttura, servizi, gestione dei pass dei visitatori per arrivare ai ruoli di gestione del laboratorio, analista, tecnico e amministratore. Vengono trattati argomenti quali la gestione del personale ma anche degli strumenti d’informatica forense e dei software di analisi.

Dal punto di vista operativo, viene presentato il flusso di gestione di una perizia informatica, a partire dal contatto del soggetto che necessita l’attività fino a giungere alla restituzione dei reperti e chiusura del caso. Ogni singolo passo del processo è spiegato in dettaglio, con precisazioni sulla catena di custodia dei reperti, fotografie delle prove elettroniche, analisi e presentazione dei risultati della perizia informatica.

Tecnicamente, vengono mostrate le tipologie di acquisizione live e post mortem, in base alle esigenze di copia forense e analisi tecnica che emergono dall’analisi del caso con approfondimenti sugli strumenti come write blocker, copiatori forensi, formati di copia forense, attività di perizia forense su smartphone e cellulari, tipi di estrazione logica/filesytem/fisica/JTAG/ChipOff/Rooting/Jailbreaking.

Terminata la fase di acquisizione e copia forense, la guida per la gestione del laboratorio d’informatica forense prosegue con preziose indicazioni sulle modalità con cui vengono analizzate le prove digitali tramite indicizzazione, ricerca, filtraggio produzione di una relazione tecnica forense che riporti le conclusioni esperite tramite analisi di navigazione Internet e web, posta elettronica, recupero di file cancellati, cifratura, log, RAM, virtualizzazione.

Ampio spazio viene dedicato, giustamente, alla fase di presentazione dei risultati: dalla scrittura di una perizia informatica, con esempi di perizie informatiche e ragionamenti sulla validità giuridica delle prove digitali analizzate, testimonianza in Tribunale del consulente informatico forense e garanzie sulla qualità del servizio fornito.

Linee guida per il laboratorio d'informatica forense

Utili appendici al volume con le linee guida per il laboratorio d’informatica forense, una checklist di auto valutazione e una checklist sulle attrezzature indispensabili per un laboratorio di digital forensics.

In aggiunta, sono raccolte in appendice un modulo di registrazione per l’apertura di un caso d’informatica forense e alcuni esempi di moduli da compilare per la gestione della catena di custodia dei reperti e delle evidenze digitali, con un foglio di lavoro da utilizzare per i report di acquisizione forense e catena di conservazione delle copie forensi da utilizzare come base per i propri moduli di lavoro.